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Verità e Cura. Dalla diagnosi al placebo, l’etica dell’inganno in medicina.


Editore ETS, collana MEFISTO (2019)

"Deve il medico dire sempre la verità ai pazienti? Oppure il dovere di veridicità dei medici può essere sospeso quando la differenza tra bugia e verità equivale alla differenza tra la vita e la morte? È mai permissibile mentire in ambito clinico per compassione o per sfruttare i benefici dell’effetto placebo? E se sì, come distinguere i casi in cui è moralmente giustificabile ingannare un paziente “a fin di bene” – e cioè, per ragioni paternalistiche – da quei casi in cui, invece, occorre essere onesti? Queste domande sono fondamentali per chiunque si trovi a prestare o ricevere delle cure perché “la verità” può a volte segnare in modo indelebile il destino di una persona e di chi la assiste. Eppure, l’etica medica contemporanea ha finora dedicato scarsa attenzione a questa problematica così centrale. Se a ciò si aggiunge che la formazione etica degli operatori sanitari è spesso inadeguata, e che i nostri giudizi morali tendono a essere intrinsecamente sbilanciati, esistono inoltre fondate ragioni per ritenere che ancora oggi i medici omettano e distorcano la verità ai pazienti molto più di quanto essi stessi siano portati a credere e, sfortunatamente, anche più di quanto sia eticamente giustificabile. In tale contesto, questo saggio propone e difende la teoria secondo cui il dovere di veridicità dei medici deve essere concepito come prima facie, e cioè come un dovere che occorre sempre rispettare a meno che ciò non contrasti con il più generale obbligo di prendersi cura del bene dei pazienti e a patto che si segua un processo di deliberazione morale adeguato. Perché la verità è sempre importante, ma non tutte le verità sono buone ai fini della cura, così come non tutti gli inganni sono necessariamente contrari al bene dei pazienti"

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